lunedì 7 novembre 2022

Primo Levi aveva capito, la Segre no!

E' lecito dire che, da chi ha vissuto sulla sua pelle l'infamia della discriminazione, mi sarei aspettato parole un po' più concilianti? E' il paradosso del nostro tempo: il medico che non medica, il giudice che non giudica, la Segre che segrega. Cambiamo argomento: i più pericolosi sono i laureati, portatori del sapere e di una certa spocchia da frustrazione verso la gente comune come me, per esempio: a un certo punto mi sono creduto davvero un vignettista, per di più frustrato per il fatto che dei miei colleghi di matita venissero compensati molto di più del sottoscritto, per delle cagate mainstream pazzesche. Ah, vanità. Via via, pensare è attività, che non implica titolo di studio: per mia fortuna un argomento, se valido, lo è indipendentemente da dove provieni, ergo da una famiglia di sfigati o meno: anche se ce ne dimentichiamo spesso e volentieri, ammaliati dagli super-espertoni della televisione. Diciamolo: l'esperto è una figura inventata dai media, anche il compianto zio Piero Angela passava per scienziato, ma aveva solo frequentato il Politecnico, ergo come io posso vantare di avere frequentato la Statale. La fabbrica dei laureati sforna invece quotidianamente degli illuminati della scuola della Grande Etica, sic! Sappiate che quando frequentavo le lezioni, mi prendeva una certa vertigine da vuoto, una mancanza di senso per quello che ci era chiesto di studiare, i professori che sadicamente se la prendevano col sottoscritto con le lezioncine imparate a memoria, di lì a breve caddi in depressione. Un po' come sta succedendo adesso...Nella prossima puntata il porto delle nebbie.

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