mercoledì 1 maggio 2013
Mal comune tutto un gaudio
Primo maggio, festa del lavoro. Quale? E' impossibile non pensare a tutti coloro che a lavoro stamattina non andranno non perchè festa nazionale, ma perchè non c'è nessun lavoro da cui prendersi una pausa. Coloro che trascorrono le giornate nelle agenzie di collocamento, coloro che trovano solo impieghi in nero, coloro che sono sottopagati o vincolati da contratti da sfruttamento, incastrati nella ormai consolidata e inevitabile filosofia del “sempre meglio che niente”. Coloro che un buon lavoro ce l'avevano, ma l'hanno perso. Coloro che attendono la pensione, sempre più lontana e sempre più misera. Coloro che si sono ritrovati senza lavoro e senza pensione, etichettati come esodati, senza nessuna garanzia per il futuro. Coloro che non potranno mai farsi una famiglia o abbandonare le case dei genitori. Coloro che hanno studiato anni per scoprirsi disoccupati. Coloro che si sono suicidati, per la mancanza di lavoro, e coloro che invece sono morti, sul lavoro. Coloro che sono stati abbandonati da politiche, imprese e sindacati, ma sempre riempiti di belle parole di conforto, mentre precipitavano nel baratro dell'emergenza sociale. Coloro che ancora sono martiri: non più di Chicago, ma d'Italia. Uccisi non più dalla repressione, ma dalla recessione.
Fonte: ArticoloTre
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