venerdì 30 giugno 2017

Portatemi Dio...oggi su La Pressa modenese


Vasco Rossi. Per il sottoscritto (ragazzo, ma anche adulto, anche se non cresciuto) è stato tutto e niente. Vasco  era (ed è ancora oggi) il dritto e il rovescio. E' l'evoluzione di un'anima con "...i suoi brividi quando guarda i suoi lividi". Che con due parole "eh,... già" ha confermato la maturità piena di una consapevolezza terrena, di "essere ancora qua". Una consapevolezza che è un po' anche la mia, sulla soglia dei cinquantaquattro anni suonati. Epperò, a differenza del Blasco, io sono rimasto incastrato. Lui invece non l'ha incastrato nessuno. E' libero. Come lo è sempre stato. Il suo "facevo ragioneria...ma che mi frega del dare ed avere? A me interessa essere", la dice tutta. E mentre Blasco festeggia i quarant'anni di carriera con un concerto epocale, io invece sono ancora qua a pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Meglio, come dice il Leopardi? "Ho l'impressione, che la cosa più semplice sarebbe quella di non mai essere nato; in fondo la vita è solo una scusa è lei da sola che ogni giorno si rinnova". Ho fatto un patto con le mie emozioni, le lascio vivere e loro non mi fanno fuori. Blasco, con una sola frase, spiega il complesso modo di vivere dell'età moderna. Sono già in un ritardo mostruoso.

Grazie, Vasco.  

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