martedì 27 febbraio 2018

Eia eia alalegà!


Non esiste, per fortuna, una satira a pensiero unico.Con i colleghi condividiamo il culto della presa per il culo, ma la ragion satirica ha mille sfaccettature, mille modi di raccontarsi; siamo diversi nel tratto artistico come nell'approccio che ognuno di noi ha nei confronti della notizia. Ho esagerato? La satira esagera? Ma la satira deve esagerare e la sua essenza più profonda (udite! udite!) è quella di essere ingiusta; se non ignorante. Eversiva, eccessiva, implacabile, scorretta, autorizzata a sporcarsi con la linfa più nera della vita. E col suo doppio terribile, che è la morte. La satira è anche (ma non solo) questo. "E' penosa", oppure “Non fa ridere", un’accusa ricorrente. Poco male. Non deve far ridere per forza. Personalmente non deve far ridere! Si tratta semmai di puntare al grottesco, al paradosso, al rovesciamento urlato oppure sussurrato, alla piega amara della bocca. Mettere in ridicolo i simboli del potere e scuotere qualunque piedistallo. Qualunque, Feroce con la ferocia, con l’ingiustizia, con l’imbecillità, con la mediocrità. Con la tragica follia delle cose. E non c’è autorità, tabù, fede, soglia, dogma, feticcio, che non sia stato deriso, violato, sovvertito. Insisto,non sono così presuntuoso da immaginare rivolte popolari fomentate da un pupazzo disegnato su carta, ci mancherebbe! Non credo che la satira possa fare rivoluzioni. E non ha mai, dico, mai ucciso nessuno. Semmai è successo proprio il contrario. Ma ciò non significa che debba diventare un elegante pranzo di gala. Anche se il mio Direttore di turno sarebbe sicuramente d'accordo. Je suis Charlie.

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