Sapete? sono alla disperata ricerca dei valori perduti (ma va? direte voi...). Amore, amicizia, l'onestà, lealtà ...nella società dei consumi, che ha puntato tutto sull’economia, che ha fatto del denaro l’unico Dio realmente condiviso, l'11 di settembre era il minimo che si potesse prevedere. Perché lo diceva zio Karl; il capitalismo fallirà. Infatti ha fallito. Oggi chi è povero non può essere felice. Come nell'Italietta degli anni 50. Dove dove tutti, più o meno lo erano. In una società come la nostra, come sono tutte quelle industriali, dove brilla un’opulenza vistosa e l'omologazione, da poveri si retrocede a miserabili. E pertanto scattano i meccanismi psicologici dell’invidia. Della frustrazione. Dell’emulazione. Il fatto che è proprio su questi meccanismi che ora si basa il sistema capitalistico-consumistico. Cioè dove la follia "non è bene accontentarsi di ciò che si ha", oppure "consumare per aiutare l’economia" se no "crollerebbe il sistema" (magari!), ha prodotto un mercato di scambio di oggetti inerti. Paradossalmente vuol dire che non è il meccanismo economico al nostro servizio, ma noi al suo. E ciò ovviamente non produce valori. Né laici, né tanto meno religiosi. No proprio. Io credo che questa crisi ci aiuterà a riflettere sul paranoico modello di sviluppo in cui viviamo. Anche quando le cose torneranno ad andar bene dal punto di vista economico (per gli esperti, tra almeno venticinque anni. Più o meno) Perché se noi recupereremo quei valori, se torneremo a mettere l’uomo al centro di se stesso, pertanto relegando l’economia al ruolo marginale che aveva sempre avuto prima della Rivoluzione industriale, ci salveremo. A condizione che il sistema non sia più quello della società dei consumi. Ma essere comunitario.
lunedì 11 settembre 2017
11/9/2001
Sapete? sono alla disperata ricerca dei valori perduti (ma va? direte voi...). Amore, amicizia, l'onestà, lealtà ...nella società dei consumi, che ha puntato tutto sull’economia, che ha fatto del denaro l’unico Dio realmente condiviso, l'11 di settembre era il minimo che si potesse prevedere. Perché lo diceva zio Karl; il capitalismo fallirà. Infatti ha fallito. Oggi chi è povero non può essere felice. Come nell'Italietta degli anni 50. Dove dove tutti, più o meno lo erano. In una società come la nostra, come sono tutte quelle industriali, dove brilla un’opulenza vistosa e l'omologazione, da poveri si retrocede a miserabili. E pertanto scattano i meccanismi psicologici dell’invidia. Della frustrazione. Dell’emulazione. Il fatto che è proprio su questi meccanismi che ora si basa il sistema capitalistico-consumistico. Cioè dove la follia "non è bene accontentarsi di ciò che si ha", oppure "consumare per aiutare l’economia" se no "crollerebbe il sistema" (magari!), ha prodotto un mercato di scambio di oggetti inerti. Paradossalmente vuol dire che non è il meccanismo economico al nostro servizio, ma noi al suo. E ciò ovviamente non produce valori. Né laici, né tanto meno religiosi. No proprio. Io credo che questa crisi ci aiuterà a riflettere sul paranoico modello di sviluppo in cui viviamo. Anche quando le cose torneranno ad andar bene dal punto di vista economico (per gli esperti, tra almeno venticinque anni. Più o meno) Perché se noi recupereremo quei valori, se torneremo a mettere l’uomo al centro di se stesso, pertanto relegando l’economia al ruolo marginale che aveva sempre avuto prima della Rivoluzione industriale, ci salveremo. A condizione che il sistema non sia più quello della società dei consumi. Ma essere comunitario.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento